È stata una delle ultime domande. Verso la fine. Dopo quasi due ore a parlare su quel palco. È arrivata così, all’improvviso e inaspettata. Già, perché ci aspettavamo richieste di approfondimenti, curiosità; invece, quel ragazzo seduto in prima fila ci aveva rivolto l’interrogativo più importante: “Qual è il fine?”.
Sono questi gli interrogativi ai quali non puoi prepararti e nemmeno fingere di avere una risposta pronta. Una domanda semplice, ma dal peso specifico importante. Ci siamo guardati io e il mio omonimo, nonché coautore di questo libro Andrea Vidotti. Non per cercare aiuto, ma perché sentivamo di avere la stessa risposta. Dopo quello sguardo, un sorriso e poi, con il microfono in mano, non abbiamo fatto altro che pronunciare che il fine di questo libro scritto insieme era proprio lì, in ciò che era accaduto quella mattina passata con loro.
Il condividere la bellezza di un viaggio fatto insieme, che ci ha portato a raccontare quanto sia profondo il legame tra impresa sportiva e imprenditoriale, ma non solo. Quelle 10 parole chiave, che rappresentano le tappe di questo percorso di similitudini tra sport e impresa, c’eravamo accorti proprio con il tempo trascorso con loro, che erano anche gli indicatori di un altro viaggio: quello di tutti quei ragazzi presenti ad ascoltarci, alla ricerca delle loro stelle polari per orientarsi nelle prossime scelte. Di studi. Di lavoro. Di vita.
Forse per questo, come titoli di coda di una straordinaria mattinata, ci siamo messi a elencare queste parole chiave, che alla fine non sono altro che un codice valoriale per compiere la propria personale impresa: quella di far brillare la luce racchiusa in ognuno di loro, in ognuno di noi.
Grazie al preside Stefano De Marchi e al professore di educazione fisica Vittorio Casellato, che ci hanno voluto lì questa mattina, all’interno dell’ Istituto Canossiano Treviso Madonna del Grappa. Grazie a tutti i ragazzi presenti. Doveva essere una semplice presentazione di un libro. Ripensandoci bene, forse è stato qualcosa di più. E a ricordarcelo è stata proprio quella domanda, innocente ma potente: “Qual è il fine?”